MARX: CADUTA INEVITABILE DEL CAPITALISMO

Marx sosteneva che il capitalismo fosse intrinsecamente soggetto alle crisi, ossia espansione e recessione, generate dall'eccesso del capitale accumulato, dalla sovrapprosuzione, dalla caduta del saggio di profitto, fino a raggiungere un inevitabile crollo. nel corso del tempo tali cicli avrebbero assunto proporzioni maggiori e creato forte instabilità, fino a portare il sistema all'autodistruzione in virtù delle sue stesse dinamiche interne.
Fonte: wikipedia
Che cos'è il tasso o saggio di profitto di un'impresa capitalistica? E' il rapporto (in percentuale) tra il plusvalore e tutto il capitale anticipato: quello variabile (i salari) e quello fisso o costante (macchinari, materie prime, trasporti ecc.).
Questa però non è una definizione "borghese" ma "marxista" del profitto, in quanto la borghesia si rifiuta di riconoscere l'esistenza del "plusvalore", che secondo il marxismo è una parte di lavoro non pagata.
Secondo Marx, il plusvalore viene determinato dal fatto che la forza-lavoro (la classe operaia) immette nella merce prodotta un valore superiore al valore della propria stessa forza, un valore che può anche essere del 100% e oltre.
Il saggio del plusvalore è dato dal rapporto tra il plusvalore (PV) estratto dallo sfruttamento della forza-lavoro e il capitale variabile anticipato (V), espresso nella formula: PV / V. Di conseguenza il saggio del profitto non è che il rapporto tra la massa del plusvalore e tutto il capitale anticipato: costante (C) e variabile (V). Dove la formula: PV / C+V, ovviamente moltiplicata per 100.
Il saggio del profitto non dipende solo dallo sfruttamento della manodopera, ma anche dalla velocità di rotazione sul mercato: senza un mercato non esisterebbe neppure il capitalismo.
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