Wednesday, May 6, 2020

Step 12

... NEL PENSIERO MODERNO

HOBBES, IL LEVIATANO

Solo il sovrano quindi mantiene effettivamente tutti i diritti naturali nei confronti dei sudditi, ed è il sovrano, tramite le leggi, a poter stabilire ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, mentre per i sudditi giusto significa obbedienza alle leggi del sovrano, e ingiusto la disobbedienza. Inoltre, una volta che i diritti di tutti gli individui sono stati trasferiti al sovrano, tale trasferimento è irreversibile se non per volontà del sovrano stesso.
Il Leviatano
Il Leviatano è una figura biblica (in ebraico: לִוְיָתָן‎, livyatan; in ebraico tiberiense anche liwyāṯān, sempre col senso di "contorto, malvagio, avvolto"), Si tratta di un mostro marino dalla leggendaria forza presentato nell'Antico Testamento

Dal punto di vista allegorico, il Leviatano rappresenta spesso il caos primordiale, la potenza priva di controllo.

Potenza che invece nell'opera di Hobbes diventa qualcosa di molto concreto e che ha il pieno controllo di quello che lo circonda.

L’uomo quindi per Hobbes non è un animale politico o sociale: infatti, pur necessitando dell’aiuto degli altri, l’uomo non possiede un amore naturale per il suo simile. L’associazione in gruppi nasce così dal timore reciproco o dal bisogno, non certo dalla benevolenza. Il timore scaturisce dall’uguaglianza naturale degli uomini, che li porta a desiderare le medesime cose, e dall’antagonismo che deriva dai contrasti e dall’insufficienza di beni. Dati questi presupposti (l’uguaglianza naturale e la volontà di nuocere al prossimo) lo stato di natura è uno stato di guerra di tutti contro tutti, continua e costante; Hobbes lo definisce, con una celebre formual latina, bellum omnium contra omnes. Non essendoci legge, nello stato di natura non vi è nemmeno una distinzione di giusto e ingiusto e ciascun uomo ha diritto su qualsiasi cosa (ovvero, lo ius omnium in omnia), compresa la vita degli altri. Ma siccome l’istinto naturale dell’uomo lo porta a fuggire il male più grande che può concepire, cioè la morte violenta, e siccome lo stato di guerra continua non può che concludersi con la distruzione dell’umanità, la ragione umana, dotata della capacità di imparare dall’esperienza e provvedere al futuro, suggerisce l’adozione delle leggi e del vivere civile.

Per Hobbes, il primo di questi vincoli fondamentali è la legge naturale, ovverossia la proibizione di fare qualunque cosa provochi la distruzione della vita o l’impossibilità di avere i mezzi per conservarla al meglio. La legge naturale mira quindi a imporre all’uomo una disciplina che lo protegga dagli istinti antagonistici e che gli consenta di conseguire un miglioramento della propria vita (come del resto si prefigge di fare anche la filosofia). Da questi presupposti derivano tre leggi naturali:
Leviatano (Hobbes) - Wikipedia- Conseguire la pace se ci sono i presupposti per ottenerla o, in caso contrario, prepararsi al meglio per la guerra; è un principio di natura utilistaristica.
- Se è necessario al conseguimento della pace, rinunciare al diritto su tutto e avere tanta libertà quanta ne hanno gli altri rispetto a ciascuno.
- Osservare la parola data.

La seconda legge è quella che porta al passaggio dallo stato di natura allo stato civile, ovvero a quel patto sociale mediante cui gli uomini rinunciano al “diritto su tutto” (ius in omnia) dello stato di natura trasferendolo a terzi in modo tale che, con la sottomissione della volontà di tutti, si realizzi uno stato che si ponga a difesa per tutti. Questo trasferimento porta così alla costituzione dello Stato, o persona civile, che ingloba in sé la volontà di tutti e colui che lo rappresenta è il sovrano, di cui ogni altro cittadino è suddito 1.

Hobbes diventa così il principale e più coerente teorico dell’assolutismo: il “patto” è irreversibile e unilaterale, in quanto il potere trasmesso al sovrano non può essere revocato dai cittadini, e il monarca non è sottoposto alla legge di natura, in quanto è lui stesso che legifera su ciò che si deve intendere per giusto o sbagliato.Il potere sovrano, inoltre, non è divisibile in poteri che si limitino vicendevolmente, poiché il loro accordo negherebbe la libertà dei cittadini e il disaccordo la guerra civile. Solo lo Stato può quindi distinguere il bene dal male, all’infuori di quei criteri particolari che ne dissolverebbero l’azione.


Lo Stato quindi deve essere obbedito anche quando emette delle ordinanze rietenute ingiuste e si trova, sempre e in ogni caso, al di sopra della legge stessa, come il mostro biblico del Leviatano che, con la sua immane potenza, incute soggezione ad ogni nemico:

Questa è l’origine di quel grande Leviatano o per usare maggior rispetto, di quel Dio mortale al quale, dopo il Dio immortale, dobbiamo pace e difesa: giacché per l’autorità conferitagli da ogni singolo uomo della comunità, ha tanta forza e potere che può disciplinare, col terrore, la volontà di tutti in vista della pace interna e dell’aiuto scambievole contro i nemici esterni.

L’assolutismo hobbesiano si riflette anche sui rapporti che devono intercorrere tra Stato e Chiesa; per Hobbes, infatti, potere statale e potere ecclesiastico coincidono, poiché non può esservi un’altra autorità indipendente rispetto al sovrano. Hobbes chiarisce la distinzione tra fede, che riguarda ogni singolo individuo nella sua intimità, e professione di fede, che riguarda gli attti formali esterni. Questi ultimi devono essere uniformati per garantire l’unità della Chiesa e, attraverso essa, dello Stato.






Fonte: wikipedia1
           wikipedia2
           treccani


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